18 ottobre 2006
Su Libero del 17 ottobre u.s. l'articolo di Mario Prignano mi ha particolarmente incuriosito. Dal titolo "Lavoro troppo" Tutte le lamentele dei nostri senatori, è una piccola raccolta degli interventi di alcuni senatori in merito all'approvazione del bilancio interno della camera alta del Parlamento.
Ho pertanto deciso di leggermi per intero il resoconto stenografico della seduta del 3 ottobre 2006 e di riportare in questa sede alcuni passaggi che non saprei come definire se non "grotteschi".
Si parte dal senatore EUFEMI (Udc) il quale afferma
[...]Un'altra questione, su cui riflettere, è quella dei costi della politica. Si fa molta demagogia in questi giorni, quasi una gara a presentare proposte estemporanee, che alimentano un distacco dell'opinione pubblica. Lo scorso anno, onorevole Presidente, fui unico a contrastare il ministro Tremonti rispetto al famoso taglio del 10 per cento delle indennità, ma non perché fossi contrario soltanto a titolo personale. No! Credo che su tale questione si debba procedere come si è fatto quest'anno, onorevole Questore, cioè anche con forte economia di spesa, ma per autodisciplina e per autocontenimento: all'interno del volume delle risorse, cioè, lo stesso Senato e la stessa Camera devono poter decidere il quantum da poter contenere perché storicamente il bilancio appartiene al Parlamento. È il Parlamento che decide le risorse da spendere e non deve subire imposizioni. Non possiamo mettere in discussione questo principio storico anche perché gli sprechi non si annidano qui dentro, onorevole Questore.[...]
Si può anche risparmiare ma devono essere loro a decidere quanto!
[...]C'è poi un problema strettamente collegato a quello delle indennità parlamentari: il problema delle incompatibilità. Viene da domandarsi se non siano superate quelle disposizioni che impediscono ad alcune categorie di dipendenti di svolgere la professione originaria, come i professori universitari, gli insegnanti, i medici pubblici, costretti all'aspettativa, a fronte di altri liberi professionisti, come avvocati, presentatori televisivi, giornalisti, che, al contrario, possono svolgere libere professioni senza preclusioni. Se questo è, significa che si determinano due categorie di parlamentari - quelli di serie A e quelli di serie B - e tutto ciò finisce per impoverire la qualità della rappresentanza, limitando perfino a ceti e categorie la possibilità di essere rappresentati in Parlamento.[...]
Eh si, fanno fatica ad arrivare a fine mese i senatori di serie B!
Prosegue poi MALAN (Fi)
[...]Passo, quindi, ad illustrare molto rapidamente l'ordine del giorno G5. Il Consiglio di Presidenza ha approvato, con una sorprendente rapidità, l'intendimento di istituire per i senatori il posto fisso in Aula sul modello della Camera dei deputati. Ritengo che tale decisione non abbia aspetti positivi sull'andamento dei lavori del Senato. A mio avviso, infatti, è necessario avere la possibilità di spostarsi nell'ambito dell'Aula per avere colloqui, scambi di impressioni o per studiare determinati problemi insieme ad altri colleghi. Peraltro, ricordo che nella scorsa legislatura - nella presente ciò non è ancora avvenuto - siamo arrivati a svolgere trecento votazioni in un giorno solo e forse anche di più.
È stato istituito, invece, l'obbligo di occupare sempre un determinato posto, rendendo impossibile l'effettuazione della votazione da altre postazioni. Pertanto, se ad esempio un senatore si assentasse per qualche un minuto nelle molte ore delle votazioni e dovesse poi rientrare rapidamente in Aula, si troverebbe in particolare disagio.
[...]
[...]Aggiungo un dettaglio molto materiale: alla Camera, dove da tempo c'è il posto fisso, le postazioni sono molto più ampie, cioè è possibile spostarsi senza che i colleghi della stessa fila debbano alzarsi; credo che chiunque sia stato deputato o semplicemente chiunque si sia seduto su un banco della Camera in occasione delle riunioni del Parlamento in seduta comune lo possa constatare.[...]
Suvvia, allarghiamo questi scranni, perchè ai deputati si e ai senatori no!
Eppoi BOCCIA (Ulivo)
[...]C'è poi un'altra questione, signor Presidente, che non trovo risolta adeguatamente qui al Senato; pregherei il collega Nieddu di fare una riflessione in merito perché mi pare un problema risolvibile. Se un senatore, nel corso della giornata, vuole ricevere una persona per un breve periodo o una delegazione per una riunione collegata ai lavori dell'Assemblea, praticamente non lo può fare. Questo perché nel Palazzo si possono incontrare le persone vicino all'ingresso, in un ambito angusto, senza nessuna riservatezza e, diciamo la verità, anche senza dignità per il senatore che riceve un ospite e per l'istituzione stessa. Deve essere trovato un qualche posto nel Palazzo dove il senatore possa ricevere un ospite dignitosamente. A me è venuta un'idea, ma ce ne possono essere tante altre: penso, ad esempio, all'atrio dell'ingresso di via della Dogana vecchia. In quell'atrio, che è molto ampio, si possono ubicare dei salottini, magari dei séparé, dove sia possibile ricevere ospiti per incontri fugaci, in un ambiente sicuramente più dignitoso, che consenta maggiore riservatezza di quello dove oggi, ahimè, avvengono questi incontri. [...]
Evito di commentare...
Pur riportando solo alcuni passaggi (il documento ne contiene molti altri succosi e, ad onor del vero, anche alcune proposte lodevoli) se ne deduce che il Senato è proprio un inferno e i senatori si immolano per rappresentarci...chissà se i contribuenti che lavorano una vita per guadagnare quello che un parlamentare guadagna in qualche anno e che si vedono scippare i frutti dei propri sacrifici da questi onorevoli riescono a concepire la dura problematica di una sedia scomoda....



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posted by Davide at mercoledì, ottobre 18, 2006 | 4 comments
11 ottobre 2006
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posted by Davide at mercoledì, ottobre 11, 2006 | 1 comments